"L'arte è una potente forma di resistenza contro il brutto che attrae, che addesca; è catartica, è un argine di difesa all'idiozia umana, allo strapotere dell'uomo sulla natura"
(Michil Costa, intervista del Sole 24 Ore del 8 agosto 2021)
"L’esperienza tessile è un forte motivo di memoria e di trasmissione, è un’esperienza interiore, è il mezzo del dialogo, è una dimensione collettiva."
"la tessitura, la trama e l’intreccio, tessono, ricamano la storia della vita dell’uomo nel racconto dell’umanità e del tempo smisurato, tramandando un importante patrimonio culturale."
(DALLA TRADIZIONE AL CONTEMPORANEO di Bianca Cimiotta Lami e Lydia Predominato )
"Lorch est placé au pied de l’Échelle-du-Diable, haute roche presque à pic que le vaillant Gilgen escalada à cheval pour aller chercher sa fiancée, cachée par les gnomes sur le sommet du mont. C’est à Lorch que la fée Ave inventa, disent les légendes, l’art de faire du drap pour vêtir son amant, le frileux chevalier romain Heppius, — lequel a donné son nom à Heppenheim. Il est remarquable, soit dit en passant, que, chez tous les peuples, et dans toutes les mythologies, l’art de tisser les étoffes a été inventé par une femme ; pour les égyptiens, c’est Isis ; pour les lydiens, Arachné ; pour les grecs, Minerve ; pour les péruviens, Menacella, femme de Manco-Capac ; pour les villages du Rhin, c’est la fée Ave. Les chinois seuls attribuent cette imagination à un homme, l’empereur Yas ; et encore pour les chinois l’empereur n’est-il pas un homme, c’est un être fantastique dont la réalité disparaît sous les titres bizarres dont ils l’affublent. Ils ne connaissent pas sa nature, car ils l’appellent le Dragon ; ils ignorent son âge, car ils l’appellent Dix-Mille-Ans ; ils ne savent pas son sexe, car ils l’appellent la Mère. Mais que vais-je faire en Chine ? Je reviens à Lorch. Pardonnez-moi l’enjambée."
Victor Hugo , 1842, En voyage, tome I, Lettre XIX, Le Rhin
Il filo delle tessitrici mitiche collega la nascita alla morte, è sempre il filo del tempo, il passato, il presente, il futuro. La mitologia antica, che ci introduce nelle culture del passato, narra come la tessitura fosse tra le prime acquisizioni della propria storia, della formazione della comunità primitiva alle basi della civiltà, attribuendone l’invenzione a divinità importanti.
Tessitura e femminile si legano l'un l'altra tra le maglie del destino umano, un'attività centrale e prerogativa della donna, contributo ambivalente al divino: siano espressione della laboriosità domestica generosa, siano esse trappole come la tela del ragno, che custodi del filo come metafora del destino umano.
Tecnica e strumenti della tessitura sono l'altro lato della medaglia del mestiere delle Armi; Atena e Minerva sono dee della guerra e della tessitura, le Valchirie sono figlie di Odino che
ordiscono la Tela della Battaglia e vi partecipano affiancando gli eroi.
La vita appesa a un filo al capo del quale il cordone ombelicale presiede la nascita si svolge la vita e, a distanza variabile, la morte arriva in coda.
Per gli antichi Egizi era Iside la principale dea della mitologia egizia, la divinità protettrice ad aver insegnato l'arte della tessitura e del ricamo. Nel "Libro dei Morti"
Iside era considerata divinità generatrice, protettrice e giudice, che concedeva la vita e forniva cibo ai defunti, un tramite tra il mondo divino e umano. Nella mitologia egizia Iside era
considerata tanto per le sue doti magiche, quanto per la sua abilità creative; dea di maggiore importanza, la sua leggenda la descrive nel lato amorevole di mogli e madre, ma altrettanto capace
di utilizzare il suo potenziale per raggiungere i suoi obiettivi: riflesso della visione emancipata e stimata della donna nella civiltà egizia.
Nel mondo greco e latino la tessitura è legata ad Atena , Minerva a Roma.
Atena, dea della filosofia e della guerra, ma allo stesso modo dea delle arti e della tessitura di cui tesseva le proprie lodi e abilità. Come all'abile tessitrice viene richiesta calma e riflessione per svolgere il lavoro meticoloso, Atena era riconosciuta per la cautela e la saggezza rivolte ai valori della giustizia; tuttavia, se offesa nel cuore delle sue virtù non tratteneva impeti d'ira e vendetta proprie della dea della guerra.
Il bioccolo, la matassa di lana cardata raccolta su un rametto di ulivo, veniva esposto sulla porta di casa alla nascita della figlia femmina: segno di sostentamento di una vita laboriosa, in onore alla dea Atena, nei suoi simboli dell'ulivo e della lana.
Diversi sono i riferimenti al mestiere della tessitura nei miti classici:
Anche nella mitologia nordica, germanica e norrena, i riferimenti alla lana sono frequenti:
Maria , nell'iconografia mariana l'Annunciazione è sovente rappresentata con la Vergine intenta alla filatura della tenda del Tempio, un filo rosso porpora tra le dita, fuso, canocchia e la brocca d'acqua presa alla fonte. La scena è raccontata nel Protovangelo di Giacomo (22-24)
[10, 1] Ci fu un consiglio dei sacerdoti, e dissero: "Facciamo una tenda per il tempio del Signore". Il sacerdote disse: "Chiamatemi delle vergini senza macchia della tribù di David". I ministri andarono, cercarono, e trovarono sette vergini. Il sacerdote si ricordò della fanciulla Maria, dato che era della tribù di David e senza macchia davanti a Dio. I ministri andarono e la condussero.
Le introdussero poi nel tempio del Signore, e il sacerdote disse: "Su, tirate a sorte chi filerà l'oro, l'amianto, il bisso, la seta, il giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina". A Maria toccò la porpora genuina e lo scarlatto: li prese e se ne ritornò a casa sua. In quel tempo Zaccaria diventò muto: fino a quando Zaccaria riparlò, il suo posto fu preso da Samuele. Maria, preso lo scarlatto, lo filava.
XI
[11, 1] Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: "Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne". Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava. [2] Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola". Ma essa, all'udire ciò rimase perplessa, pensando: "Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?". [3] L'angelo del Signore, disse: "Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l'essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell'Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati". Maria rispose: "Ecco l'ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola".
XII
[12, 1] Lavorò la porpora e lo scarlatto, e li portò al sacerdote. E il sacerdote la benedisse, dicendo: "Il Signore Iddio ha magnificato il tuo nome, Maria, e sarai benedetta in tutte le generazioni della terra".
La porpora preziosa affidata a Maria e alle vergini da filare è destinata alle tende del Sancta Sanctorum, come prescritto nelle Leggi Ebraiche. La filatura viene ricordata come un'attività comune per le giovani donne ebraiche, ma assume un valore simbolico nel gesto di generare il filo, assicurando la natura umana e divina del Figlio annunciato, e, con il rosso porpora, rimanda alla regalità e al colore del sangue della Passione di Gesù.
La Sfinge: io secreziono, cavo fuori da me stessa, allento, dipano, srotolo e arrotolo in tal modo che mi basterà volere quei nodi per farli, e pensarci per tenderli o stenderli; cosi sottile che ti sfugge, cosi duttile che penserai di essere vittima di qualche veleno, così tagliente che una sbadataggine da parte mia ti amputerebbe, cosi teso che un archetto caverebbe fuori tra noi un gemito celestiale; tortile come il mare, la colonna, la rosa, muscoloso come lapiovra, macchinoso come gli scenari del sogno, soprattutto invisibile, invisibile e maestoso come la circolazione del sangue delle statue, un filo che ti allaccia con le volute dei folli arabeschi del miele che cade su altro miele.
Edipo Lasciatemi!
La Sfinge E io parlo, lavoro, dipano, srotolo, calcolo, medito, intreccio, vaglio, sferruzzo, intesso, incrocio, passo, ripasso, annodo, disnodo e riannodo, trattenendo i più piccoli nodi che dovrò poi scioglierti sotto pena di morte: e serro e disserro, m'inganno, ritorno sui miei passi, esito, correggo, ingarbuglio, disingarbuglio, slaccio, riallaccio, riparto; e incastro, agglutino, avvinco, tiro, intralcio, accumulo, fino a che tu ti senta dalla punta dei piedi alla radice dei capelli, vestito ditutte le spire d'un solo rettile, il minimo respiro del quale tronchi il tuo e ti renda simile al braccio inerte sul quale si sia addormentato un dormiente. (Jean Cocteau, La Machine infernale, 1934)
Lady Shalott
Dora Maar, Les années vous guettent, 1936
(work in progress, lavori in corso, travaux en cours)